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VIA MADONNA PRIMA

Fonzaso ...ieri

La strada vecia (vecchia) che viene da Arten a Fonzaso, detta anche "della Madonna Prima" è stata la prima via di comunicazione: il tracciato ripercorre quello della strada romana Via Paolina. Attraverso il Canalet, da Travagola costeggiava il piccolo rio Levica. Questo corso d'acqua, per non avere nessun nome proprio che lo distinguesse, data la sua esigua portata, era definito dalla gente solo con l'espressione dialettale di Arten l'egua, cioè l'acqua, che poi è rimasta ed italianizzata in Lèvica.

Dal vecchio mulino di Arten, deviando verso ovest, la strada passava in vicinanza del Poss de Arten (pozzo di A.), posto di fermata quasi obbligatoria per far riposare le bestie dei carri e dissetarle prima di iniziare la salita verso le Fontanelle. Qui vi erano anche stalle per i cavalli e magazzini; sul fianco sinistro della via c'era ed esiste tuttora, una vasca di pietra per abbeverare gli animali.

Alle Fontanelle ci si doveva fermare anche per pagare le gabelle del dazio sulle merci (lana, stoffe, terraglia, ecc.).

Curiosa la controversia insorta fra i gabellieri e un Simonetto di Arten. Questi per non pagare il dazio sulla lana, con la scusa del pascolo, intendeva esportare il gregge con le pecoreda tosare e reintrodurlo dopo la tosatura: è l'unico cenno storico che ricordi il blocco esistente.

Prima delle Fontanelle presso il "Capitello della Scaletta" di Arten, su un grosso masso di granito era scolpita una data (1636) con una croce in memoria. Il masso è stato rimosso dopo il 1950 quando il capitello è stato restaurato. Ricorda in quel luogo un assalto banditesco contro una comitiva di possidenti con la i quali tornavano da Feltre, terminato con la spoliazione dei viandanti e l'uccisione di un certo Domenegano. I due scampati, attribuendo la salvezza della vita alla protezione della Madonna, recarono più tardi l'ex voto di un quadretto dipinto alla Madonna delle Scaletta. L'ex voto è stato portato nel 1938 nella Casa di Ricovero di Fonzaso. (In merito a tale questione è di altro avviso Giuseppe Toigo)

Tre sono i capitelli eretti in varie epoche lungo la strada. Due anzi ricoprono la stessa sede stradale con un tetto, così da poter offrire ai viandanti e agli animali anche un riparo durante i temporali. Questi capitelli erano toccati anche dalla processione del giorno delle Palme (Fonzaso - San Nicolò), dauna delle rogazioni di primavera e dalle processioni che si facevano per invocare dal cielo la pioggia sui raccolti, negli anni di siccità.

A questi Capitelli la devozione popolare recava anche doni in natura, come pannocchie di granoturco, mannelli di segala, etc., che venivano appesi ai cancelli o collocati all'interno delle sbarre che proteggevano l'altare.

La strada si snodava incassata fra due alti e continui muri, i quali, sia pur sbrecciati e cadenti, la delimitano tuttora. Questi erano stati costruiti per evitare che gli armenti in transito invadessero, danneggiando, le campagne; e per impedire che i carrettieri, come era abitudine, rubassero i prodotti dei campi (uva, fieno, frutta).

La strada vecia della "Madonna Prima" toccava i confini della proprietà De Pantz e ne era limitata a Sud dal muro di cinta, abbattuto nel 1970. Deviava poi verso il Poss (Piazza della Fontana), e continuava, sempre stretta tra i muri (via Pozzo) passando davanti alla Chiesa, per via Zadra, (già detta Via Coeli - via del Cielo, da cui, forse, deriva il cognome Vieceli).

Continuava poi per via Calzen, passando presso la Montagnola, verso Pedesalto e l'imboccatura della valle del Cismon.

Fra la Chiesa e il campanile, per ordinanza del cardinale San Gregorio Barbarigo, Vescovo di Padova, nel 1674 sono stati collocati quei tre cippi di pietra, che vi sono tuttora, che vi sono tuttora, per impedire che i carri e la gente transitassero sopra il sagrato, obbligandoli invece a compiere una deviazione.

Il Cimitero era ubicato davanti alla Chiesa e si sviluppava lungo il lato Nord della stessa. Solo più tardi, in occasione della peste, si è usufruito per le sepolture anche dello spazio del sagrato.

Sulla parete Sud chiesa, all'esterno perchè fosse visto e guardato dai viandanti, di cui è protettore, è stato dipinto un San Cristoforo, come di trova in molte Chiese dell'Alto Adige.

Verso Pedesalto la strada si biforca: sulla strada destra, più simile ad un sentiero che ad una strada, passando sotto il Col Bel, toccava la Chiesetta di Santa Giustina, proseguendo verso Terna, Sovramonte e Primiero (Via dello Schenér), e di questo percorso c'è un ricordo nel XV Secolo.

L'altro ramo attraversava un malsicuro ponticello che scavalcava il Cismon, qui nel punto più stretto, arrivava a collegare le case di Frassené grande e proseguiva ad Ovest per ponte Serra, attraverso i Màoli, la Senàiga, la Roa, verso Castel Tesino e poi in Valsugana.

Nel lontano passato la devozione alle cose sacre era molto praticata e sentita, fino quasi alla superstizione. Anche a Pedesalto perciò era stato eretto un capitello, ancora esistente, ubicato appunto in questo luogo particolarmente pericoloso, per impetrare la protezione divina nel pericolo.

La strada romana sulla destra del Cismon, è stata colmata completamente sia dalle frane di Vallorca, che hanno travolto e seppellito il Frassenè vecchio, sia dai detriti trasportati dal fiume durante i secoli.


Tratto da FONZASO ...ieri - Angelo Vigna