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Corriere delle Alpi

Il caso arriva alla commissione UeLa leghista Bizzotto: «Per Fonzaso un impatto sociale devastante»

Il progetto di un centro islamico di aggregazione nella frazione di Arten approda anche a Bruxelles grazie alla europarlamentare, nonché vice segretaria veneta della Lega Nord, Mara Bizzotto, che ha presentato un'interrogazione alla commissione Ue per «bloccare il progetto dell'associazione musulmana Un passo verso la speranza che prevede la costruzione di un centro di aggregazione islamico in questo piccolo paese di poco più di tremila abitanti». In particolare, l'eurodeputata invita l'esecutivo dell'Unione europea a «fare luce sui fondi milionari destinati a finanziare questo progetto, provenienti da non meglio precisati Paesi Arabi».

La vicenda è nota e ha mobilitato soprattutto la frazione di Arten che poi dovrebbe ospitare il complesso composto da supermercato, una libreria, un bar e altre attività da realizzarsi nell'edificio attualmente al grezzo a fianco del campo sportivo. La Lega si sta spendendo ai massimi livelli come dimostra la presenza domenica scorsa in paese del segretario nazionale Flavio Tosi.

«Una struttura del genere finirebbe solo col compromettere pesantemente l'intero territorio», aggiunge Bizzotto, «senza considerare poi le ripercussioni negative che questo scellerato progetto immobiliare comporterebbe per la sicurezza pubblica. Siamo pronti a fare le barricate per fermare la costruzione di questo centro islamico che avrebbe un impatto sociale devastante sulla piccola comunità di Fonzaso».

05 Marzo 2014

Corriere delle Alpi

Ennesimo no alla moschea, petizione a quota 800 firme

Un progetto che proprio non piace ai fonzasini. L’ipotesi di ospitare ad Arten un centro commerciale e culturale islamico con tanto di sala di prghiera è stato per l’ennesima volta rigettato venerdì sera dalla comunità che ha risposto numerosa – circa 80 i presenti nella sala dell’ex caseificio San Filippo – all’appello fatto dalla Lega Nord che ha inteso informare la popolazione sullo stato del progetto e innescare un dibattito politico.

É stato il sindaco Gianluigi Furlin a spiegare lo stato dell’arte con questo precontratto già firmato tra l’impresa edile proprietaria dell’edificio ancora al Grezzo e l’associazione islamica “Un passo verso la Speranza” disponibile a eseguire l’investimento milionario per creare un centro commerciale, una biblioteca, un bar e altre attività tra le quali si configurerebbe un luogo di culto, attività non prevista in una zona catalogata D2, quindi utilizzabile per attività di commercio e artigianato di servizio. Il pubblico ha ribadito la netta contrarietà della comunità al progetto, mentre la Lega Valcismon ha ormai raggiunto le 800 firme nella petizione avviata a scopo preventivo.

09 Marzo 2014

Corriere delle Alpi

Moschea, la risposta è no Fonzaso si aggrappa al Prg

Il sindaco Furlin ha ribadito giovedì nel consiglio comunale che in quella zona di Arten non è possibile realizzare luoghi di culto, ma solo attività commerciali.

Una moschea, o sala di preghiera, non fa parte dello sviluppo del Prg per l'area ad Arten a ridosso degli impianti sportivi nello stabile in vendita in cui l'associazione “Un passo verso la speranza” vorrebbe insediare un centro di aggregazione islamico. Il progetto è stato rigettato dall'ufficio tecnico perché non consono alle direttive del Piano regolatore. Lo ha detto il sindaco giovedì sera in consiglio, motivando la decisione del Comune sul fatto che «l'edificio oggetto dell'interesse si trova in zona D2, cioè a destinazione commerciale e artigianale di servizi, mentre gli edifici di culto vanno in zona F». Gianluigi Furlin, per avere un altro parere, è stato a Venezia a parlare con il legale della Regione, che «mi ha confermato la regolarità della nostra presa di posizione», racconta il primo cittadino, ricordando le firme raccolte per stoppare il centro islamico, «1274, delle quali oltre 570 da fuori Comune che stanno a significare come l'interesse attorno a questa problematica sia uscito dai confini municipali».

Se non ci fosse la sala di preghiera però, l'ampliamento dello stabile si potrebbe fare e aggiungendo due locali a nord, andrebbero a ridosso del confine della zona B2, «senza mantenere i cinque metri di distanza», spiega Furlin, che annuncia «l'intenzione di espropriare il terreno lì vicino (sono stati messi a bilancio 75 mila euro) per realizzare un percorso vita, operazione per cui è già iniziato l'iter e che vogliamo mandare avanti mettendo in moto il progetto individuato. Ci sarà anche una palestra di roccia per l'arrampicata che vorremmo dedicare alla memoria del segretario Renato Coppe. Era stato lui a stimolare questo interesse», dice il sindaco. «Non abbiamo notizie dell'atto di vendita dell'edificio e di acquisizione da parte dell'associazione. Stiamo andando avanti sulla nostra strada».

Sul tavolo c'è un precontratto tra l’impresa edile proprietaria dello stabile ancora al grezzo e l’associazione “Un passo verso la speranza” disponibile a eseguire l’investimento per creare un centro commerciale, una biblioteca, un bar e altre attività tra cui un luogo di culto. Un progetto che non piace ai fonzasini: «La maggior parte sono preoccupati di fronte a due modi di vivere differenti e a un'integrazione difficile», rimarca il sindaco Furlin. A parlare sono le 1274 firme ma se il vicesindaco Massimo Corso chiede che il consiglio alla prossima occasione si esprima mettendo nero su bianco la sua posizione, di fronte alle 500 e più firme da fuori territorio, il consigliere di minoranza Virgilio Dal Pan suggerisce l'opportunità di «indire un referendum per una valutazione a livello comunale».

29 Marzo 2014 di Laura Milano

Corriere delle Alpi

Profughi, cominciata l’identificazione Spuntano 4 minori

Ieri sono stati accompagnati all’ospedale di Belluno per svolgere esami e radiografie e poi in Prefettura.

Hanno dichiarato di essere minorenni, quattro dei quaranta profughi africani ospiti delle cooperative feltrine Dumia e Energia Sociale. E ieri sono stati accompagnati a Belluno dove si è confrontata la loro dichiarazione con la verifica se la data di nascita riferita rientrasse nei margini di attendibilità. Nella mattinata di ieri i ragazzini, quelli che hanno dichiarato di avere diciassette anni, sono stati sottoposti, su ordine delle autorità competenti, anche a visita medica, consistita in esami ematochimici e radiografia toracica per escludere malattie contagiose, e questa mattina torneranno per l'identificazione in prefettura. Insieme ai più giovani, gli operatori della Dumia accompagneranno anche quattro adulti del gruppo ospitato fra la comunità terapeutica, l'appartamento di Boscariz e quello al condominio al Parco, di cui dispone la cooperativa di via Volturno.

Così, di questo passo, tutti i migranti forzati che hanno trovato accoglienza a Feltre saranno identificati anche con la tracciabilità delle impronte digitali. A quanto si conferma da chi si occupa dell'accoglienza, il gruppo è rimasto compatto e al momento non si sono registrate nemmeno avvisaglie sulla possibile intenzione di tagliare la corda. Trentadue ospiti sono in carico alla Dumia, mentre gli otto restanti, dopo i primi giorni trascorsi al Sole di Napoli, si sono potuti trasferire ad Arten. Qui sono alloggiati in un appartamento messo a disposizione da Energia Sociale, cooperativa di tipo B coordinata da Luca Galimberti, che ha ben avviato un'attività di lavanderia industriale e si occupa di sanificazione e fornitura di biancheria piana per diversi committenti, dai centri servizio alla ricettività.

Luciano Cecchin, presidente della cooperativa Dumia, che non è nuovo a questa esperienza unitamente al collega Galimberti (erano stati coinvolti entrambi nel 2011 per l'accoglienza ai profughi), non manca di sottolineare l'empatia dimostrata dagli operatori della comunità terapeutica e dagli ospiti. «Devo ringraziare chi lavora in struttura e i ragazzi della comunità per come si sono prodigati al fine di non far mancare nulla, anche in termini di calore umano, ai giovani profughi».

27 Marzo 2014 di Laura Milano

Corriere delle Alpi

Fondo Bazzocco il regolamento dev’essere rivisto

Il sindaco Furlin ha ribadito giovedì nel consiglio comunale che in quella zona di Arten non è possibile realizzare luoghi di culto, ma solo attività commerciali.

Ancora non c'è una convergenza sulla definizione dei “poveri di Arten”, necessaria per la devoluzione del fondo Bazzocco, il lascito del fonzasino di nascita poi trasferito a Roma che ai “poveri di Arten” ha destinato una piccola fortuna. Presumibilmente mezzo milione di euro, tra liquidità (234 mila euro), polizze e due case, quella nella capitale e l'altra a Feltre (il ricavato dell'alienazione è da dividere tra il Comune, 40 per cento, e i coeredi).

Dopo essere stato visto, rivisto e sofferto dalle commissioni bilancio e sociale, il regolamento comunale per i servizi di assistenza sociale è approdato in consiglio ma è stato rispedito indietro dal sindaco che ha ritirato l'ordine del giorno dopo le problematiche emerse dalla discussione in aula. «Non è completo e persuasivo», la motivazione dello stop. Se i poveri di Arten sono le «persone in condizioni di indigenza tali da comportare l'intervento finanziario del Comune, a condizione che abitino ad Arten da almeno dieci anni o che abbiano trasferito o trasferiscano la propria residenza a istituti di ricovero permanente», come indicato nell'articolo 22 del regolamento, l'interrogativo riguarda la definizione di cittadini di Arten.

Per il consigliere di maggioranza Stefano Toigo sono quelli che
04 Aprile 2014